Dio non vota, ma ispira: il Conclave tra miserie umane e soffi di Spirito

Una storia secolare in cui la grazia si fa largo tra intrighi, paure e potere: il Conclave, luogo sacro e terreno insieme, dove la Chiesa – fragile e umana – cerca di ascoltare la voce di Dio nell’elezione del Papa.

di Francesco Mazzarella

Ogni volta che la porta della Cappella Sistina si chiude al grido “extra omnes”, il mondo trattiene il fiato. Dentro restano solo i cardinali, chiamati a scegliere il nuovo Papa. Ma in realtà, a rimanere chiusi lì dentro, sono anche i limiti umani, le paure, le strategie, i desideri. Eppure – misteriosamente – lo Spirito Santo passa anche lì, tra le fessure di una Chiesa fatta di uomini, per indicare, senza urlare, la strada del Vangelo.

Il Conclave è questo: la tensione drammatica tra l’umano e il divino, tra chi cerca il potere e Chi invece lo svuota, tra la logica delle alleanze e quella del servizio.

Nel 1268, dopo la morte di Clemente IV, i cardinali impiegarono quasi tre anni per trovare un successore. Solo quando furono rinchiusi e ridotti al pane e acqua dal popolo esasperato di Viterbo, arrivarono a una scelta. Così nacque il con-clave, “con chiave”, a sottolineare la necessità di isolamento… non solo dal mondo esterno, ma anche da se stessi.

Da allora, il Conclave è diventato il luogo in cui la Chiesa prova – tra mille contraddizioni – a mettersi in ascolto. Non è onesto né evangelico ignorare i momenti bui.

Alcuni conclavi furono segnati da scandali clamorosi, dove l’interesse personale, le pressioni dei re o la corruzione determinarono l’elezione.

  • Nel 1492, Rodrigo Borgia – Alessandro VI – comprò voti e distribuì denari. Il suo pontificato fu una pagina oscura di nepotismo e immoralità.
  • Per secoli, i monarchi di Francia, Austria e Spagna esercitarono il jus exclusivae, bloccando candidati non graditi. Dio non votava, ma i re sì.

Eppure, anche in quei momenti, la storia insegna che la misericordia di Dio non si ferma davanti alle debolezze dei suoi ministri.

La grazia agisce nel silenzio, con mitezza e forza insieme. E ci sono momenti in cui si è avvertito chiaramente un “di più”:

  • 1958, viene eletto Giovanni XXIII. Doveva essere “di transizione”, ma convoca il Concilio Vaticano II, aprendo le finestre della Chiesa al mondo.
  • 1978, i cardinali scelgono Karol Wojtyła, primo Papa non italiano dopo secoli. Era un outsider. Diventa Giovanni Paolo II, il “Papa dei giovani”, che parlava al cuore del mondo.
  • 2013, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, arriva Papa Francesco, il pastore con l’odore delle pecore, che rompe i protocolli e ricorda ogni giorno che la vera riforma parte dall’amore.

Queste elezioni ci ricordano che Dio non si fa imprigionare dalle statistiche, e che lo Spirito sa scombinare i pronostici.

È proprio nel Conclave che emerge la verità più profonda della Chiesa: non è santa per la perfezione dei suoi membri, ma per la presenza di un Dio che non si vergogna delle nostre fragilità.

La Chiesa è sposa ferita, spesso incoerente, a volte confusa. Ma è anche strumento nelle mani del Risorto, quando si lascia ferire dal Vangelo.

Il Conclave è lo specchio di questa tensione: uomini che votano, ma una Voce che suggerisce, sempre senza imporsi.

La Cappella Sistina diventa allora una camera del travaglio, dove si cerca un padre per la famiglia umana. I cardinali votano più volte al giorno. La fumata nera delude, quella bianca esulta. Ma in quel tempo sospeso si intrecciano preghiere, confronti, intuizioni spirituali, e forse anche lacrime.

Quando si ode “Habemus Papam”, il mondo non vede solo un volto sul balcone, ma una speranza che si rinnova, anche se il mondo è cinico, anche se la Chiesa sbaglia.

Mai come oggi, i cardinali provengono da ogni angolo del pianeta. Il prossimo Conclave sarà forse il più multiculturale della storia. Le sfide sono enormi: sinodalità, ambiente, guerre, sessualità, emarginazione, povertà.

Eppure, la speranza rimane: che lo Spirito soffi ancora, nonostante tutto. Che i cuori siano docili. Che la Chiesa torni a essere madre.

Dio non sceglie al posto nostro, ma ci aiuta a scegliere bene

Il Conclave ci ricorda una verità scomoda ma liberante: Dio non impone mai, ma non abbandona mai.

E così, mentre gli uomini votano, discutono, temono o sperano, il Vento leggero dello Spirito continua a soffiare. Non sempre viene accolto. Ma quando sì, cambia la storia.

Perché anche in una Chiesa fragile, l’amore di Dio resta incorruttibile.

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