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Dipendenti INAIL: vogliamo essere il fiore all’occhiello del welfare italiano

Roma, 21 marzo 2023 – “Dall’altra parte della nostra scrivania c’è un lavoratore in difficoltà – spiega un dipendete di INAIL- e se non evadiamo la sua pratica in tempo lo lasciamo senza tutele, senza soldi, senza niente. Questo lo abbiamo molto presente e da qui nasce il nostro attaccamento all’Istituto. INAIL ha rappresentato un’eccellenza ammirata all’estero. Ora siamo allo stremo. Ma lo sa che anche se una ditta non è in regola con INAIL e un suo lavoratore si infortuna subentra comunque la nostra assicurazione? Ma chi può fare una cosa del genere, nessuno. Nessuna assicurazione privata potrà mai tutelare il lavorare come fa INAIL”.

INAIL è questo. È la certezza di non essere abbandonati nel momento di maggior bisogno, è la certezza che lo Stato c’è, che il welfare funziona.

Da questa penetrante mission pubblica deriva il profondo senso di orgoglio e di appartenenza all’Istituto dei sui dipendenti, ma è dal timore che l’Ente possa dissolversi tra carenze organiche, malfunzionamenti delle procedure, smembramenti che nasce lo stato di agitazione dei lavoratori.

So che può sembrare strano, ma nei nostri incontri sindacali mica si parla di ticket o di salario accessorio. Noi parliamo dell’Ente, e se l’Ente non funziona come deve noi ci arrabbiamo!”

A difesa dell’Istituto e di ciò che rappresenta per il Paese, si è svolta a Roma la Manifestazione Unitaria Nazionale dei lavoratori di INAIL. Centinaia di persone da tutta Italia e oltre mille collegate in streaming.

Al centro della manifestazione due richieste molto semplici. La prima, il rilancio dell’ente attraverso lo sblocco di alcuni vincoli che attualmente impediscono l’utilizzo delle risorse di cui dispone l’istituto, risorse da utilizzare per ampliare la platea di lavoratori coperti dalle garanzie di INAIL; la seconda, maggiore attenzione agli organici.

Quando sono entrato in servizio – racconta un dipendente- nella mia sede eravamo 110. Oggi siamo rimasti in 40. È vero che le procedure informatiche ci hanno aiutato a gestire il lavoro, ma l’aumento delle funzioni a fronte di zero assunzioni ci sta stremando. E il problema è che abbiamo un’età media alta, tra 10 anni qui non ci resta nessuno”.

Il recente concorso Ripam avrebbe dovuto garantire una consistente immissione di personale. Ma molti candidati, sebbene vincitori, hanno rifiutato le sedi di lavoro distanti dalla propria regione di origine (alla mia epoca per partecipare al concorso veniva chiesta la residenza da un anno e mezzo, oggi questo vincolo è stato eliminato ma poi le persone non accettano); altri hanno accettano ma solo di passaggio nel senso che essendo vincitori anche di altri concorsi, quando gli enti che li hanno banditi hanno iniziato a convocare se ne sono andati (e così abbiamo perso tempo a formare persone che non restano); altri infine proprio non si si sono presentati perché hanno accettano la chiamata di INPS (hanno fatto uscire i concorsi tutti insieme e poi gli stipendi all’INPS sono più alti e magari trovano una sede più vicina a casa).

Tutti i partecipanti, in attesa del ritorno della delegazione ricevuta dai Vertici, hanno rappresentato nei loro interventi il disagio dei territori, confermando con forza il mandato già conferito alle OO. SS. – spiegano gli organizzatori di FP CGIL, CISL FP, UILPA, CONFSAL UNSA, DIRSTAT FIALP, USB e ANMI, con l’adesione di altre sigle, comprese quelle della Ricerca-. Il Presidente Bettoni e il Consigliere Damiano hanno ritenuto di incontrare l’assemblea personalmente, diversamente dal Direttore Generale, che ha perso quest’occasione. Le lavoratrici e i lavoratori hanno notato “l’assenza” e la ricorderanno. Continueremo sulla strada intrapresa della mobilitazione unitaria fino a quando non avremo risposte concrete a problemi concreti”.

Una nota sulla nuova società 3I-Spa che gestirà i servizi informatici di INAIL, INPS e ISTAT. “Non siamo contrari a prescindere – spiegano i dipendenti- è che nessuno ci ha spiegato nulla. Quando chiediamo chiarimenti nessuno ce li fornisce. Temiamo che alcuni servizi possano essere abbandonati, talvolta dalle razionalizzazioni nascono disservizi”.