Attentato in Turchia. Le strategie di Erdogan e i possibili scenari in politica estera

Attentato in Turchia. Quello che sappiamo è che alle 16.20 del 13 novembre 2022 un’esplosione ha rotto la tranquillità della domenica pomeriggio sul noto viale Istiklal, nel centro di Istanbul, un’arteria commerciale molto frequentata dai turisti turchi e stranieri, piena di ristoranti e negozi. Il bilancio è di sei morti e 81 feriti. Reazioni del governo turco: Erdogan ha accusato il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e Kobane e ha mostrato arresti e una confessione. Il PKK ha smentito e condannato l’attentato, così come le YPG Unità curde di Protezione Popolare (milizia presente nel Nord della Siria) – e le YPJ Unità di Protezione delle Donne presenti nel Rojava (Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est).

Del resto, che i curdi siano i veri responsabili dell’attentato è molto improbabile e, di contro, in una Turchia in gravi difficoltà economiche la “minaccia del terrorismo del PKK” mette tutti d’accordo sotto la bandiera e l’idea di nazione di Erdogan. Veridicità delle fonti: in un Paese come la Turchia, in cui le carceri sono zeppe di giornalisti e i giornali chiusi sono più di quelli attivi, quanto sono attendibili le fonti sbandierate in fretta – e diffuse nel resto del mondo –  a poche ore dall’attentato? Sono decenni che il Pkk non colpisce obbiettivi civili, perché adesso? Momento storico in cui sta chiedendo con insistenza di essere rimosso dalle liste del terrorismo internazionale, un no-sense che naturalmente fa riflettere. In caso contrario i vertici militari del PKK/YPG farebbero del male alla loro stessa causa. Erdogan ha dichiarato che l’ordine dell’attacco è arrivato da Kobane (ma a Kobane stanno le Ypg, che non operano fuori dal Rojava), guarda caso la città che Erdogan dice di voler espugnare da mesi. Così, in poco tempo, “il luogo da cui è partito l’attentato” potrebbe legittimare l’invasione su larga scala che la Turchia annuncia da mesi. Come sappiamo la Turchia in questi ultimi anni non ha brillato, di certo, per trasparenza ed è davvero difficile credere a una verità confezionata in poco tempo e data in “pasto” ai media.

Che dire dunque? Di certo non se lo sono fatti da soli, e non possiamo escludere che la matrice sia riconducibile ad altre fazioni politiche, jihadisti che non rispondono ad alcuna logica o strategia apparente oppure all’irrazionale.

Le certezze. Rimane abbastanza certo che l’attentato di domenica distrae un Paese intero dai suoi gravi problemi di natura economica e legittima l’invasione del nord est Siria che i generali turchi preparano da mesi. La Turchia, del resto, parteciperà al futuro assetto dell’area del Mar Nero, attore importante in uno scacchiere che presenta diverse incognite date dalle guerra russo-ucraina e dalla direzione che Erdogan vorrà intraprendere.

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