Ucraina, Bologna pronta a accogliere piccoli malati oncologici di Kiev

Il Policlinico Sant'Orsola di Bologna sarebbe già pronto ad accogliere una parte dei bambini che necessitano di cure oncologiche. Pressing per corridoi umanitari

Bologna – A causa della guerra a Kiev sono rimasti bloccati in ospedale i bambini sottoposti alle cure oncologiche. Ma per loro è partita una “gara di solidarietà”, per mettere in piedi corridoi umanitari che consentano loro di scappare dalla guerra in Ucraina e proseguire le cure in Italia.

Il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ad esempio, sarebbe già pronto ad accogliere una parte di questi pazienti: da cinque a 10 bambini. A dirlo sono la numero uno di Ageop, Francesca Testoni, e il responsabile dell’oncoematologia pediatrica del Sant’Orsola, Arcangelo Prete, presidente dell’Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica (Aieop). “Stiamo aspettando che si creino dei corridoi umanitari- spiega Testoni, in un’intervista all’agenzia ‘Dire’- stiamo sollecitando il ministero e, insieme ad altre associazioni aderenti alla nostra federazione, abbiamo scritto una lettera al ministro Speranza”. 


Testoni ha interessato anche la Regione, il Policlinico e l’Aieop, oltre a essere in contatto con il project manager di Soleterre in Ucraina. “Ieri hanno evacuato dall’ospedale di Kiev i bambini trasportabili- spiega la numero uno dell’Ageop- ma stanno aspettando di avere dei canali protetti per fare uscire I bambini oncologici dall’Ucraina”.

C’è un aspetto in particolare che “angoscia e ci lascia perplessi- continua Testoni- dalle famiglie di bambini che sono stati in cura da noi, abbiamo notizie di volontari e privati cittadini che stanno facendo la spola col confine polacco per portare in qua interi nuclei familiari, mentre i bambini che sono senza trasfusione e senza interventi chirurgici, e praticamente hanno solo terapie orali, ancora non sappiamo quando potranno arrivare”. In ogni caso a Bologna “ci stiamo allertando tutti- assicura Testoni- sia dal punto di vista dell’accoglienza, come Ageop, ma anche come Policlinico per dare le cure necessarie”. 


Attraverso la direttrice generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni, “abbiamo chiesto che ci sia un coordinamento regionale- spiega ancora la responsabile di Ageop- anche per stabilire un’organizzazione con hub e spoke”, sulla base delle diagnosi e delle necessità di cure dei bambini oncologici ucraini. Questo perchè “abbiamo visto che se si lascia l’iniziativa alle singole associazioni o ai singoli centri, magari arrivano bambini in una struttura che non è in grado di dare le cure necessarie”. Inoltre, prosegue Testoni, “abbiamo interessato già il Comune e la Città metropolitana di Bologna, perchè quando le famiglie arrivano per le cure e restano come rifugiati, è necessario che i servizi territoriali siano in grado di fornire loro un alloggio, perchè noi dobbiamo assicurare un turn over nelle nostre case d’accoglienza”. 


Il Policlinico di Bologna, dunque, “è disponibile e in grado di accogliere questi bambini- conferma Prete- la gara di solidarietà è scattata immediatamente, a livello locale e nazionale, ed è stata talmente tumultuosa che abbiamo dovuto regolarla in qualche maniera”, chiedendo un “coordinamento ampio e che non sia lasciato tutto alla libera iniziativa”. Così come l’Italia, continua Prete, “anche altre nazioni si sono attivate. Quindi immagino si farà in modo che questi bambini siano distribuiti tra tutti i Paesi”.

Il numero, spiega il presidente di Aieop, “dipende dalle modalità di arrivo. Se ne arrivano cinque tutti insieme, non credo che saremo in grado di prestare loro le giuste cure nella giusta maniera”. Per questo, spiega Prete, “chiederemo alle autorità di permettere l’arrivo in modo distanziato, in relazione a urgenze e condizioni cliniche, in modo che i cinque che siamo pronti ad accogliere adesso diventino anche 10, dando tempo alle associazioni di organizzarsi per l’accoglienza extra-ospedaliera”. 
Senza una buona accoglienza fuori dall’ospedale, sottolinea infatti Prete, “non ci può essere neanche un’assistenza ospedaliera. Le famiglie porteranno anche gli altri figli, se ci sono, e bisogna essere pronti ad accoglierli tutti insieme, altrimenti non si fa un buon servizio”. Quanto alle condizioni cliniche attuali dei bambini, al momento “è difficile valutare che cure ricevono all’estero”.

In passato anche al Sant’Orsola sono stati accolti bimbi provenienti dalle zone vicino a Chernobyl, ricorda Prete, e “ci siamo trovati di fronte a situazioni non paragonabili a quelle italiane”, perchè in un Paese come l’Ucraina “ci sono canali e possibilità di risorse differenti. Purtroppo le cure costano, se non c’è un adeguato supporto e una rete intorno a queste situazioni, diventa difficile”.

Testoni conferma. “Diverse volte abbiamo visto che arrivano bambini anche con diagnosi sbagliate- spiega- perchè gli strumenti sono limitati e quindi ci troviamo di fronte a diagnosi più severe quando sono qui”.

(Fonte Agenzia DIRE)

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