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Next Generation EU: ecco le prime 51 tappe raggiunte dall’Italia

Roma, 11 gennaio 2022 – Da circa un anno in Italia è in atto una vera scossa riformatrice. Se alcuni interventi erano attesi da tempo, altri sono del tutto nuovi e direttamente collegati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal Governo italiano alla Commissione europea e definitivamente approvato a luglio del 2021. Si è avviata così una delle più grandi stagioni di cambiamento, al termine della quale ci si aspetta un’Italia profondamente innovata. È l’Italia di domani [1].

L’annuncio
È stato il premier Mario Draghi ad annunciare, nel corso della conferenza stampa del 22 dicembre 2021, che l’Italia ha raggiunto le prime 51 tappe del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza –PNRR [2] concordate con la Commissione europea con scadenza il 31 dicembre 2021. Un grande risultato che ha consentito all’Italia di presentare la prima domanda di erogazione [3] nell’ambito del dispositivo comunitario per la ripresa e la resilienza. Si tratta di una richiesta di 21 miliardi di euro che la Commissione valuterà nei prossimi due mesi.
Ma quali sono queste tappe? E quali le prossime?

Un passo indietro: cosa è il PNRR e come si sbloccano le erogazioni
Per capire di cosa si tratta torniamo all’atto fondamentale di programmazione: il PNRR.
Il PNRR è il documento con cui il governo italiano illustra alla Commissione europea come, tra il 2021 e il 2026, saranno utilizzati gli oltre 200 miliardi di euro messi a disposizione dell’Italia nell’ambito di Next Generation EU [4], la misura di sostegno finanziario rivolto agli Stati membri per la ripresa post Covid 19.
Next Generation EU è composta da due strumenti: React EU (una mini programmazione 2021-2022 del valore di 13 miliardi per l’Italia) e Relief and Recovery Fund – RRF (per gli anni 2021-2026, per l’Italia 191,5 miliardi).

Il Relief and Recovery Fund è collegato imprescindibilmente a riforme e investimenti che abbracciano sei pilastri: 1. Transizione verde, a cui destinare almeno il 37% delle risorse; 2. Trasformazione digitale, a cui destinare almeno il 20% delle risorse; 3. Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; 4. Coesione sociale e territoriale; 5. Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale; 6. Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani.

I 6 pilastri ovviamente non indicano nel dettaglio come essere realizzati, perché ciascuno Stato Membro ha delle caratteristiche che lo rendono diverso dagli altri. L’Italia li ha declinati in 6 Missioni.

Le 6 missioni del PNRR italiano. Indicano le aree sulle quali convergono gli interventi riformatori e gli investimenti. Di lato: le percentuali degli investimenti previsti


L’erogazione dei fondi avviene a seguito della verifica delle tappe raggiunte, verifica basata sull’ accordo operativo [5] (è l’operational agreement valido fino al termine del 2026) ed effettuata dalla Commissione europea. La prima scadenza di rendicontazione è stata appunto il 31 dicembre 2021.

Le 51 tappe della prima tranche di erogazioni

Le 51 tappe raggiunte dall’Italia raggruppate per soggetto titolare. Le amministrazioni titolari delle azioni sono i Ministeri e la Presidenza del Consiglio dei Ministri con i suoi Dipartimenti, talvolta agendo di concerto. Elaborazione: Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR [6], 23 dicembre 2021 (nella figura: PdCM: Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Le prime 51 tappe [7] sono costituite dal raggiungimento di 49 traguardi (le cosiddette milestones, risultati qualitativi e verificabili) e 2 obiettivi (e cioè i target, risultati concreti e misurabili); di queste 51 tappe, 27 riguardano l’attuazione di riforme e 24 gli investimenti.

Tra le riforme la più rilevante è senz’altro quella del processo penale (legge 134/2021 – Legge Cartabia) ma non di meno conto sono i numerosi tasselli posti ad esempio dal Ministero della Pubblica Amministrazione relativamente alla semplificazione delle procedure concorsuali e all’implementazione delle piattaforme di reclutamento grazie alle quali, dallo scorso giugno, sono stati sbloccati decine di concorsi pubblici mettendo così fine ai 10 anni di blocco delle assunzioni nella PA.

Tra i 49 traguardi figurano importanti interventi di semplificazione normativa e burocratica, come ad esempio la riduzione a soli 8 mesi dell’iter di conclusione di un accordo di programma (iter che fino ad oggi poteva raggiungere la durata monstre di 3 anni) o la semplificazione del sistema degli appalti pubblici.

Complessivamente sono stati realizzati 32 interventi di natura legislativa di tipo attuativo o di revisione di norme già esistenti; è stata posta in essere una normazione speciale (è il caso delle procedure di reclutamento nella PA) o primaria (su nuove tematiche come ad esempio la gestione dello stesso PNRR) e sono stati creati quadri giuridici di riferimento (come quello per la migliore gestione e l’uso sostenibile dell’acqua).

Alcuni Ministeri sono più produttivi di altri? No, stavolta la produttività non c’entra nulla. Alcune missioni sono naturalmente accentrate su alcuni Ministeri. Inoltre alcune riforme sono molto strutturate e necessitano di tempi maggiori oppure, per essere complete, devono essere precedute da azioni di altri Ministeri.

Le prossime tappe

Il 2022 sarà un anno davvero impegnativo: ci aspettano infatti altre 102 tappe tra le quali la riforma della carriera degli insegnanti (entro il 30 giugno 2022); la delega per la riforma del codice degli appalti pubblici (entro il 30 giugno 2022); l’istituzione di un sistema di formazione di qualità per le scuole (entro il 31 dicembre 2022), l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione delle tratte ferroviarie ad alta velocità Napoli-Bari e Palermo-Catania (entro il 31 dicembre 2022).

Figure: Marta Tersigni