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Ci lascia Fulvio Damiani, un pezzo di storia in Rai

ROMA, 31 dicembre 2021 – «In quest’ultimo giorno dell’anno anche Fulvio Damiani ci ha lasciato. Se ne va un altro pezzo di storia della Rai, del Tg1, del giornalismo politico italiano. A noi più giovani che da lontano guardavamo e sognavamo di fare il suo stesso mestiere, Fulvio ha insegnato tanto andando in onda ogni giorno da quello studiolo di Montecitorio e raccontando agli Italiani la politica nazionale».

A dare la notizia della scomparsa del celebre giornalista è il collega Marco Frittella, che lo ricorda come «un esempio di bravura, autorevolezza, dedizione che ha costruito il patrimonio di credibilità su cui ancora si regge il servizio pubblico radiotelevisivo del nostro Paese». Nato a Firenze il 4 ottobre 1934, Fulvio Damiani era giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 1 luglio 1962. Laureato nel 1962 alla Facoltà di Scienze Sociali e Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, allievo dei prof. Giovanni Spadolini e Giovanni Sartori, si è sempre interessato di politica nazionale già dal Giornale del Mattino dove nello stesso anno ha iniziato la professione di giornalista.
Trasferitosi a Roma nel 1967, ha lavorato ai notiziari del Giornale Radio diretto da Vittorio Chesi fino al ’69 e nello stesso anno fu chiamato da Willy De Luca al telegiornale dove è stato giornalista politico fino al 1996 seguendo tutti i maggiori avvenimenti sia in studio che come inviato. Dal 1997 al 1999 è stato notista a Telemontecarlo e successivamente ha condotto a Stream Tv una trasmissione settimanale in diretta “Italia domanda” di analisi e approfondimenti sulle diverse problematiche italiane.
Ha diretto il quotidiano di informazione online romaone.it, è stato autore di saggi ed articoli su quotidiani italiani e stranieri ed ha scritto un libro sul mondo della comunicazione: Obiettività e Potere (D’Elia Editori, 1977).
Mario Nanni, storico capo del servizio politico dell’Ansa, lo ricorda come «un gentiluomo del giornalismo, che ha reso onore prestigio e dignità alla professione». Fonte giornalistitalia.it [1]