“Sull’Afghanistan abbiamo sbagliato tutti”. Nasce l’Emirato del Talibanistan

Non avranno vita facile nel portare indietro di 20 anni la popolazione afghana.

Il buco nero in cui si è infilata la NATO è stato fatale, per la prima volta dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la coalizione armata più grande del mondo ha preso un sonoro schiaffo da un gruppo di predoni armati di armi leggere e senza copertura aerea. La scelta unilaterale degli Stati Uniti di lasciare l’Afghanistan, è stata scellerata ed ha avuto il colpevole avallo della NATO, con i partner più importanti allineati al volere degli Stati Uniti, una Caporetto che stranamente non ha prodotto nei vertici nessuna dimissione.

Angela Merkel è stata la più diretta “Sull’Afghanistan abbiamo sbagliato tutti”, ecco questa è la sacrosanta verità, i vertici europei sono stati distratti dalla pandemia e poi l’Inghilterra dalla Brexit, la Francia dalle proteste interne, l’Italia si è distinta per la debolezza dei suoi classici tre governi di legislatura, anche la Germania con l’imminente uscita dal panorama politico della Merkel pensava ad altro. I Talebani hanno trovato la strada spianata verso Kabul, attuando la loro conosciuta ferocia di tagliagole, contro le piccole frange dell’esercito afghano, che si sono opposte al loro passaggio.

Le difficoltà per i Talebani sono iniziate subito, perché l’Afghanistan è un paese poverissimo che vive di aiuti internazionali. Nei prossimi mesi vedremo se sapranno gestire il caos istituzionale, la fame e le proteste di un popolo giovanissimo, che è cresciuto per vent’anni nella democrazia, malgrado la corruzione imperante. Riportare l’orologio indietro di vent’anni non sarà cosa facile, la violenza dei Talebani accentuerà l’odio e l’esodo biblico della popolazione, che è già iniziato.

Gli Stati Uniti non saranno più la guida di nulla, il Pentagono si è arreso assieme alla NATO, una figuraccia che si aggiunge alla fuga dal Vietnam e a tante altre guerre create fuori dal loro paese e fallite miseramente come l’ultima campagna contro la Siria.

Nel caos afghano i media mostrano alcuni bambini dati dai loro genitori ai soldati americani, non è pura propaganda USA, ma l’amore dei genitori, che conoscono la cruda realtà afghana. Gli afghani sanno che questi bambini di pochi anni e bambine dai dodici anni in su, saranno fagocitati dai talebani come prede di guerra e trasformati in “bacha bareesh e spose bambine”.  Ragazzini di otto anni, presi per strada o negli orfanotrofi vestiti con abiti femminili, volto truccato, campanellini ai piedi e alle caviglie che tintinnano mentre intrattengono i loro padroni. Bambini abusati sessualmente e sfruttati fino ai 16 anni dai signori locali, usanze tribali che si sommano alle spose bambine, molte di queste non superano la prima notte di nozze, perché vengono lasciate morire lacerate e dissanguate. 

Come si poteva uscire dall’Afghanistan a testa alta e senza creare danni alla popolazione civile, che la NATO ha illuso, sedotto e abbandonato. Bastava lasciare condurre le operazioni ad una nuova coalizione, con meno militari supportati dalle Forze Armate Afghane sul modello NATO Kosovo, oppure ONU Libano, adattandola alla realtà Afghana. Gli USA hanno l’abitudine di lasciare dopo un certo periodo i teatri di guerra, è nel loro stile ed allora l’opera della ricostruzione delle aree pacificate è stata sempre lasciata a coalizioni, che con lungimiranza e fermezza ne hanno guidato la transizione e la crescita. Nelle missioni internazionali e in particolare nelle operazioni di stabilizzazione e crescita le Forze Armate italiane si sono sempre distinte, per la loro concretezza e il fermo ma rispettoso approccio verso la popolazione, ricevendo sempre consenso e apprezzamenti. Le attuali missioni NATO in Kosovo e ONU in Libano, a Comando italiano sono l’esempio lampante delle nostre attitudini a gestire e coordinare il dopo intervento bellico e hanno scritto pagine di storia indelebili, nel rispetto delle popolazioni, etnie e religioni.

In Kosovo durante la crisi del 1999, abbiamo prelevato con un ponte aereo famiglie intere, le abbiamo ospitate in caserme dismesse, siamo andati con la Nato a bonificare in armi la regione e a cacciare gli irregolari Serbi, per poi riportare con un altro ponte aereo le stesse famiglie nelle loro case. Oggi il Kosovo vive una nuova primavera che lo porterà piano piano in Europa, con il grande contributo delle forze NATO a comando italiano ed in particolare delle nostre Forze Armate.

In Libano la missione UNIFIL è a Comando italiano, qui l’Italia ha iniziato la sua prima missione di pace nel 1982, in questi anni il Libano del Sud ha vissuto in maniera tranquilla grazie ai baschi blu dell’ONU e all’impegno delle nostre Forze Armate, le quali hanno creato un magistrale cuscinetto tra le LAF Forze Armate Libanesi, gli Hezbollah e Israele con il coinvolgimento attivo dei vertici e della popolazione locale.

In Afghanistan ad Herat il Comando NATO a guida italiana era schierato a protezione dell’aeroporto internazionale, l’impegno è stato notevole la provincia ha oltre 1.500.000 abitanti ed è stata quella con il maggiore indice di scolarizzazione. L’impegno italiano si è concentrato sui bambini, sulle scuole, sulle carceri femminili, sulle infrastrutture e naturalmente sulla sicurezza. Oggi per noi italiani c’è tanta amarezza nel vedere i talebani accanto alla scritta lasciata dai nostri soldati a bordo pista dell’aeroporto “Benvenuti ad Herat” e poi vederli ancora allenare in maniera goffa, nella palestra usata dal contingente italiano.

Ormai non si può tornare indietro, il sangue ha iniziato a scorrere, la NATO non ha voluto o saputo riflettere sulla sua storia recente, di fatto fuggendo per non pagare il conto dall’ormai “Talebanistan” e di questo la comunità internazionale ne pagherà le conseguenze dirette. La NATO ha gravissime responsabilità, in quattro lustri non ha saputo inculcare e diffondere nei giovani i valori della patria e dell’onore, non ha ostacolato la corruzione dilagante insita nell’apparato politico, militare e statale. Le Forze Armate Afghane erano composte sulla carta da 300.000 militari e poliziotti, di fatto non sono mai esistite e i fondi inviati per il loro mantenimento finivano nelle tasche di pochi, ma questo lo sapevano tutti compresi i vertici della NATO, il Pentagono e il presidente Biden.

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