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Libano: un cuore spezzato

Il governatore della Banca centrale del Libano, Riad Salameh, dopo aver annunciato l’interruzione dei sussidi per il carburante che avrebbero prosciugato le riserve di valuta estera del Paese, ha affermato che, al momento, “nessuno sta governando il Paese”,

L’11 agosto, la Banca centrale aveva annunciato che avrebbe fornito linee di credito per le importazioni di carburante al mercato piuttosto che tassi di cambio agevolati, aprendo la strada a un forte aumento dei prezzi del carburante, che il governo ha affermato non dovrebbero cambiare. Gli importatori di carburante hanno chiesto chiarezza, affermando che non possono importare a tassi di mercato e vendere a tassi agevolati. Da parte sua, la Banca centrale ha affermato che non può utilizzare riserve obbligatorie in valuta estera, una parte dei depositi accantonata per legge, arrivate a 14 miliardi di dollari, senza una legislazione adeguata.

Al momento, in Libano sono in corso tentativi per restituire un governo al Paese in seguito alle dimissioni dell’ultimo premier, Hassan Diab, attualmente ancora a capo del “governo custode”, il quale aveva rinunciato al proprio incarico lo scorso 10 agosto dando seguito alle richieste della popolazione, avanzate durante le proteste scoppiate nel Paese a seguito dell’esplosione al porto di Beirut. Il 22 ottobre 2020, Saad Hariri era riuscito ad essere nominato primo ministro per la quarta volta dal 14 febbraio 2005, impegnandosi a risanare una situazione politica sempre più precaria, per poi però dimettersi lo scorso 14 luglio, vista l’impossibilità di formare un nuovo governo. Hariri era già stato premier del Libano prima di Diab ma si era dimesso in seguito a proteste iniziate il 17 ottobre 2019.  Il 26 luglio scorso, poi un ex premier libanese, Nagib Mikati, era stato incaricato di formare un nuovo esecutivo per Beirut.

Nel frattempo il 15 agosto almeno 28 persone sono rimaste uccise e 79 ferite nell’esplosione di un’autocisterna di carburante, situata in un magazzino nel distretto di Akkar, nel Nord del Libano. Un ufficiale militare libanese, spiegando le dinamiche dell’incidente, ha rivelato che l’esplosione è avvenuta dopo che l’Esercito aveva confiscato un magazzino a Tleil, nel distretto Settentrionale di Akkar, in cui vi erano circa 60.000 litri di benzina. Considerando la crisi di carburante che il Paese sta vivendo, le Forze di sicurezza libanesi hanno ricevuto l’ordine di distribuire la benzina ai residenti della zona. Di conseguenza, questi ultimi si erano riuniti intorno all’area per acquistare la merce, estremamente carente nel Paese e disponibile solo sul mercato nero a prezzi esorbitanti.  In tale quadro, è importante sottolineare che Tleil si trova a circa 4 chilometri dal confine siriano. Non è ancora chiare se il carburante confiscato fosse stato preparato per essere contrabbandato in Siria, dove i prezzi sono ancora più alti rispetto al Libano.

L’esplosione avviene mentre il Libano sta affrontando una profonda crisi economica e politica. Quella economica legata, proprio,  alla carenza di benzina, causata dal mercato nero e dall’incapacità del governo di garantire le consegne di carburante importato. Nello specifico, il Libano è sotto scacco proprio da gravi problemi riguardanti l’erogazione di energia elettrica, a causa della scarsa disponibilità di carburante. 

Inoltre Le tensioni al confine tra Libano e Israele continuano. Dopo i colpi di artiglieria, lanciati in risposta a missili provenienti dal Libano, le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno riferito di aver condotto un attacco missilistico contro obiettivi libanesi.

Il bombardamento è stato condotto nella notte tra il 4 e il 5 agosto, a poche ore di distanza dai colpi di artiglieria lanciati in risposta ad attacchi missilistici provenienti dai territori libanesi. Questi non hanno causato vittime, ma sono divampati incendi nelle aree boschive nel Nord di Israele che, secondo fonti israeliane, dopo 12 ore non erano stati ancora estinti. Per le IDF, è il Libano ad essere responsabile dei bombardamenti contro Israele, finora non rivendicati. Inoltre, le forze israeliane hanno messo in guardia da qualsiasi tentativo futuro di danneggiare i civili e la sovranità di Israele. I propri raid potrebbero intensificarsi, laddove gli attacchi “terroristici” continuino, ha dichiarato l’esercito israeliano. Tra gli episodi verificatisi nel 2021, il primo febbraio, Hezbollah ha affermato che le proprie forze avevano intercettato e distrutto un drone israeliano, mentre questo sorvolava lo spazio aereo libanese. Da parte loro, le Forze di Difesa israeliana hanno ammesso che un proprio drone era precipitato nel Sud del Libano, senza rivelare ulteriori dettagli sulle dinamiche e le cause dell’incidente. Successivamente, in concomitanza con l’escalation tra Israele e Hamas, il 13 maggio, l’esercito israeliano aveva affermato che 3 missili erano stati lanciati dal Sud del Libano verso i territori israeliani settentrionali, presumibilmente da gruppi palestinesi. 

È stato Diab ad affermare, il 6 luglio, che il proprio Paese è sull’orlo di una “catastrofe” e che a breve potrebbe verificarsi una “esplosione sociale”. La popolazione libanese lamenta condizioni di vita sempre più precarie e una perdurante svalutazione della lira libanese, dopo che è stato toccato un minimo record, raggiungendo un tasso di cambio pari a circa 18.000 lire rispetto al dollaro USA nel mercato nero, sebbene quello ufficiale continui a rimanere invariato, ovvero 1.507 lire per dollaro. In generale, la valuta libanese ha perso circa il 90% del proprio valore dall’inizio della crisi economica e finanziaria. Oltre ad essere la più grave registrata nel Paese mediorientale dalla guerra civile del 1975-1990, per la Banca Mondiale potrebbe trattarsi di una delle peggiori tre crisi registrate a livello internazionale negli ultimi 150 anni.