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Tigray: il conflitto non risparmia neanche gli operatori umanitari. 3 vittime

Un “omicidio brutale”. Con queste parole il sito di Medici Senza Frontiere comunica l’uccisione di 3 suoi operatori umanitari: Maria Hernandez, 35 anni coordinatrice dell’emergenza nella regione, Yohannes Halefom Reda, 31 anni assistente coordinatore, e Tedros Gebremariam Gebremichael, 31 anni autista. I 3 sono stati trovati vicino al loro veicolo venerdì mattina nel nord della regione del Tigray, meno di un giorno dopo la loro scomparsa. Non sono stati diffusi ulteriori dettagli sulla vicenda, per volontà di MSF di tutelare la privacy degli operatori e dei loro familiari. Tuttavia i 3 “erano nel Tigray per fornire assistenza alle persone ed è impensabile che questo lavoro sia costato loro la vita” sottolinea sempre MSF.

Non è il primo episodio in cui operatori di MSF vengono coinvolti nelle violenze del conflitto del Tigray. Infatti lo scorso marzo, soldati etiopi hanno trascinato quattro uomini fuori da un autobus pubblico su una strada a nord di Mekelle e li hanno giustiziati davanti a un team di Medici Senza Frontiere. L’esecuzione sarebbe avvenuta in seguito a un’apparente imboscata a un convoglio militare etiope.

Si ricorda che la guerra del Tigray è iniziata a novembre 2020 dopo che il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha iniziato un’offensiva militare contro il Tigray People’s Liberation Front, il partito regionale al potere nell’omonima regione che aveva sfidato la sua autorità. In pochi giorni, soldati dall’Eritrea e milizie di etnia Amhara sono entrati nel Tigray per unirsi all’offensiva da parte del governo.

La guerra è diventata tristemente nota per le atrocità contro i civili, per una crescente carestia che ha già colpito 350.000 persone e per le migliaia di sfollati interni che fuggono verso i centri di transito posti al confine della regione.

La morte degli operatori umanitari arriva pochi giorni dopo che l’aviazione etiope ha bombardato un affollato mercato lunedì, uccidendo decine di civili e ferendone almeno altri 68, secondo i funzionari sanitari etiopi a Mekelle, la capitale del Tigray.

Proprio per tutelare le vittime civili del conflitto MSF è attiva sul territorio del Tigray, intervenendo prontamente con le sue operazioni umanitarie. Purtroppo questi tipi di aiuti non possono che essere visti come un intralcio per gli eserciti offensori, perché rifocillano la popolazione e tutelandone la salute e la vita ne aumentano la resistenza. Quindi in aperto contrasto con ogni legge sui conflitti internazionali e interni (e ogni buon senso), gli attacchi si sono focalizzati anche contro soggetti estranei al conflitto come gli operatori dell’organizzazione umanitaria, creando un pericoloso precedente. È auspicabile che MSF non abbandoni il progetto di tutela delle popolazioni del Tigray, continuando a fornire il suo indispensabile supporto, e che al tempo stesso attori internazionali possano intervenire per la salvaguardia di chi si impegna a proteggere e per tentare di porre fine a questo conflitto sanguinolento.