Stadi e teatri. L’Italia riparte, il mondo della cultura insorge

Franceschini: “Regole devono essere uguali per tutti”

Europei l’11 giugno. Stadi e gare sportive. E quindi i teatri? “Il ministro Franceschini ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi”. Così, in una nota stampa, il ministero della Cultura ha chiarito la propria posizione dopo l’apertura del governo alla presenza del pubblico negli stadi per gli Europei di quest’estate, per un massimo del 25% della capienza totale. Inutile dire che questa scelta ha aperto un fiume di polemiche in giorni già caldi che hanno visto le piazze della Capitale riempirsi di proteste per richiedere la riapertura dei luoghi della ristorazione.
“Regole uguali per tutti” ha richiesto il ministro Franceschini che sempre in una nota stampa ha ricordato: “In una lettera al CTS ho chiesto nelle zone gialle di ampliare la capienza dei locali. A oggi nella norma è prevista la possibilità di riaprire con il 20% dei posti di una sala al chiuso, al massimo 200 persone, e al massimo 400 persone all’aperto. Ho chiesto al Cts di poter passare al 50% della capienza, fino 500 persone al chiuso e fino a mille all’aperto, con la possibilità alle Regioni- ha ribadito il ministro- come è stato l’anno scorso, di dare deroghe per luoghi particolari che consentano di avere una capienza maggiore, magari anche con misure di precauzione maggiore”.
Sabato, a Roma, a Piazza del Popolo, un’ennesima manifestazione, promossa dall’organizzazione ‘Bauli in piazza’ è stata indetta per portare attenzione al mondo dimenticato della cultura, dei teatri e degli spettacoli. La stessa anche a Milano. Le proteste iniziano a farsi sentire in tutta Italia. Come riporta un quotidiano nazionale: “Da il Piccolo di Milano, al Globe Theatri di Roma, studenti e lavoratori dello spettacolo chiedono riaperture e riforma del settore”. Tutti aspettano l’Italia ‘gialla’, la data del 1 giugno, le pagine social dei diversi gruppi di categoria si animano di protesta, i lavoratori dell’industria dello spettacolo e gli artisti si sentono discriminati. Anche i sindaci, Brugnano di Venezia e Nardella a Firenze, seguono alle proteste e chiedono riapertura dei luoghi e delle attività culturali.
Ma il conflitto è anche interno allo stesso mondo dello sport. Stadio Olimpico di Roma per gli Europei, fino a 16 mila persone? Pallavolo e la pallacanestro, oltre che il Coni, chiedono: “Perché il calcio sì, e noi no?” come si legge sul web.
Il problema non è solo nazionale. Si legge sul sito dell’Ansa che “in Francia con l’occupazione di due nuovi teatri, il Théâtre du Nord a Lille (Francia settentrionale) e il Théâtre de l’Union, a Limoges (sud-ovest), salgono a 10 i siti occupati ormai dalla scorsa settimana da un movimento che protesta contro la chiusura dei luoghi della cultura ormai da oltre 4 mesi”.
Mentre si studia il passaggio delle regole dagli stadi a cinema e teatri il mondo della cultura sconta, ancora una volta, un’attesa. Sempre più sofferta. Ma forse, questo il tam tam sui social, ora ci siamo.


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