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Notre Dame, cuore della civiltà religiosa e laica d’Europa

Un "armageddon" per la nostra civiltà. Il crollo della guglia della cattedrale, la flèche "freccia", ferisce al cuore le comuni radici culturali e ci riporta indietro allo shock visivo dell'11 settembre 2001, seppur con cause e conseguenze diverse, che ha segnato la nostra generazione e la storia contemporanea. 

Queste le parole, a caldo, con le quali commentavo le terrificanti immagini di Notre Dame avvolta dalle fiamme.

La prima pietra della cattedrale fu posta nel 1163, terminata due secoli dopo nel 1344 è il simbolo più “antico di Parigi”, ha attraversato secoli di devastazioni, monumento sacro dell’umanità tutta e dell’Europa che ha sempre racchiuso nella cattedrale parigina la sua storia e la sua anima di civiltà religiosa e laica.

Molto di ciò che è andato perso nell’ipnotico (televisivo) incendio di lunedì 15 aprile al tramonto era, in parte, frutto del visionario disegno ottocentesco dell’architetto Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc che, in poco meno di un decennio, rivoluzionò Parigi restaurando cattedrali, palazzi e castelli, come quello di Pierrefonds ricostruito da zero e divenuto dimora imperiale di Napoleone III.

La storia di Francia e d’Europa, quindi, s’intreccia in maniera apodittica tra le colonne e le vetrate di vetro, piombo e ferro – disciolte dall’incendio per sempre – testimoni silenziosi dell’annuncio del patriarca di Gerusalemme nel XII secolo dell’imminente Terza crociata; della custodia della corona di spine, reliquia portata da San Luigi re di Francia di ritorno dalla crociata del 1248 per la quale fu costruita la Sainte-Chapelle, gioiello dell’architettura gotica; della prima convocazione degli Stati Generali il 10 aprile 1302 da parte di Filippo il BelloGiovanna d'Arco (1456); delle nozze tra Maria Stuarda, regina di Scozia e Francesco di Valois, delfino di Francia (24 aprile 1558); dell’incoronazione di Napoleone Bonaparte a Imperatore dei Francesi, il 2 dicembre 1804 in presenza di papa Pio VII; del canto del Te Deum il 9 maggio 1945 per la vittoria della Francia durante la seconda guerra mondiale, preceduto, il 26 agosto 1944, dal canto del Magnificat per la Liberazione di Parigi e prima ancora la Rivoluzione.

Una grande ribalta della storia di Francia, un palcoscenico agitato fin dall’inizio dell’Età Moderna, prima cattedrale del Paese il Rinascimento la trascura perché gotica e la rivoluzione francese la ferisce ripetutamente. Viene spogliata delle sue statue, mutilata nell’anima e nei tesori, le statue dei re di Giudea della facciata occidentale sono distrutte come se fossero dei re di Francia. Armageddon settecentesco.

Poi arriva la Repubblica che ne fa deposito di vini e quindi Napoleone che celebra sé stesso riportando in auge la Cattedrale dei francesi, immortalato dalla cronaca pittorica di Jean Louis David mentre si mette la corona da solo lasciando Pio VII solo, sullo sfondo, alla stregua di una semplice comparsa.

Poi c’è l’immagine di Notre Dame ancora più nota e suggestiva, è quella di Quasimodo, campanaro deforme aggrappato ad uno dei numerosi gargoyle tra i protagonisti del romanzo storico Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, pubblicato nel 1831. I gargoyle, aggiunti da Viollet-le-Duc, e il restauro ottocentesco furono duramente criticati, sia perché, secondo i romantici, le aggiunte successive alla costruzione della cattedrale andavano mantenute, sia perché l'architetto aveva fatto delle aggiunte alla struttura ritenute arbitrarie.

C’è un nesso forte fra il successo del romanzo e gli inizi del restauro frutto della volontà politica di rifare Notre Dame più bella che nel XIII secolo. Dunque ecco che al posto delle progettate flèche che dovevano culminare sulle torri di facciata si inventa una flèche alla crociera, della quale esisteva solo il basamento, e questa diventa il luogo dove si concentra, come nei doccioni delle torri di facciata, la inventiva di Viollet Le Duc: saranno proprio quei doccioni ad animarsi nel film di Walt Disney Il gobbo di Notre Dame (1996). Come Quasimodo, al tramonto, accovacciato sul gargoyle, con aria ammirata e trasognante, attendiamo la nuova ennesima “nuova vita” della Cattedrale: “La pietra si fa, statua, musica e poesia”.