La Francia richiama l’ambasciatore a Roma: contro di noi dichiarazioni oltraggiose

Di Maio: il popolo francese è nostro amico, da parte mia solo azioni come leader politico

Questa mattina ascoltavo un programma radiofonico ad argomento artistico, la puntata era dedicata ai pittori tedeschi romantici, che, ispirati da Roma e i suoi dintorni, con le loro opere restituirono all’immagine della nuvola un significato laico. All’inizio della trasmissione il conduttore ha detto “parliamo dei rapporti con la Germania, perché di quelli con la Francia oggi non se ne può proprio parlare”. Mi è sembrata una controtendenza rispetto a quello che ormai è sulla bocca di tutti, dall’ospite della tribuna politica, al baretto sotto casa, passando per il Parlamento e il Quirinale: la crisi diplomatica tra Italia e Francia.

 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio che ha scatenato il richiamo in patria dell’ambasciatore francese, è stato l’incontro avvenuto pochi giorni fa a Parigi tra Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e uno dei leader degli ormai famosi “gilet gialli”, Christophe Chalençon

 

È così sul sito dell’Ambasciata Francese possiamo leggere la dichiarazione della portavoce del ministero francese dell’Europa e degli Affari esteri. Nonostante si accenni alla storia comune dei due paesi, alla lotta condivisa per la pace e all’opera congiunta di costruzione dell’Unione Europea, il prosieguo non è incoraggiante. Si afferma infatti che la Francia “è stata oggetto, da diversi mesi, di ripetute accuse, di attacchi privi di fondamento, di dichiarazioni oltraggiose”, e soprattutto che “ciò non ha precedenti dalla fine della guerra”.

E prosegue “Le ultime ingerenze costituiscono un’ulteriore e inaccettabile provocazione. Violano il rispetto proprio della scelta democratica, fatta da un popolo amico e alleato”, per concludersi con un lapidario “Tutte queste azioni creano una situazione grave che pone un interrogativo sulle intenzioni del governo italiano nei confronti della sua relazione con la Francia. Alla luce di questa situazione senza precedenti, il governo francese ha deciso di richiamare l’ambasciatore di Francia in Italia per consultazioni”.

 

Le reazioni a quello che senza ombra di dubbio è un gesto molto forte, non sono tardate naturalmente a farsi sentire. Luigi Di Maio rivendica l’incontro con il leader dei gilet gialli come legittimo in quanto egli era in veste di leader politico e non di vicepremier; Alessandro Di Battista replica prontamente dal suo profilo Facebook che la Francia più che i suoi ambasciatori farebbe bene a richiamare in patria quei dirigenti francesi che dettano legge nelle banche centrali africane”; Matteo Salvini prova a smarcarsi e si dichiara disponibile a incontrare Macron, ma per discutere di tre dossier ancora aperti e che riguardano rispettivamente gli oltre 60 mila migranti respinti, i pendolari alle frontiere e quei “15 terroristi che bevono champagne alle nostre spalle”.

 

Sembra solo la scena clou di quello che da mesi è un film del genere “alta tensione”, i rapporti fra i due paesi infatti sono tesi da tempo e l’appoggio degli M5S ai gilet jaunes più che il colpo di scena è l’effetto scatenante che il pubblico non poteva fare a meno di aspettarsi.

 

Non so bene quanto si possa andare indietro nel tempo per trovare le origini di queste crepe, ma tralasciando argomenti forse un po retrò e guardando solo alla storia recente, non si può non ricordare il caso della nave Acquarius e le affermazioni poco lusinghiere di Macron nei confronti del nostro governo, definito da lui “vomitevole”, salvo poi negare a sua volta che la nave sbarcasse nei porti francesi.

 

Inoltre, sempre con riferimento ai migranti, la Francia ne fa strumento di ripicca contro l’Italia cambiando idea sulla redistribuzione dei passeggeri della Sea Watch, dopo essersi impegnata ad accoglierli. È parere della scrivente che, per quanto comprensibile l’intenzione di dare un segnale del proprio disappunto, quello di farlo sulle spalle di migranti innocenti che ne hanno già passate tante non è proprio il massimo e per di più è anche un po’ ipocrita.

 

Inoltre, tanto per gradire, il portavoce del presidente Macron, Benjamin Griveaux, ha affermato che la Francia combatte in Italia la “lebbra nazionalista”, per non lasciare spazio a dubbi insomma su cosa si pensa del governo nostrano dall’altra parte delle Alpi.

 

Non serve ricordare inoltre tutti gli altri fronti aperti: la Tav, la questione Fincantieri Sx, la richiesta di estradare i terroristi italiani riparati in Francia e la polemica sul franco africano che già era valso il richiamo dell’ambasciatrice italiana a Parigi. Per non parlare delle recenti affermazioni del premier Conte quando il 25 gennaio ha affermato che  “Da anni chiediamo che un seggio del Consiglio di Sicurezza dell’Onu vada all’Ue, Francia e Germania ci prendono in giro”.

 

Nel frattempo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invita a intervenire tempestivamente per ricucire i rapporti, mentre i leader dei partiti di opposizione non risparmiano critiche e accuse.

 

Nessuno sa per quanto tempo andrà avanti questa crisi né quali saranno i suoi ulteriori sviluppi, quel che è certo è che si tratta di un ulteriore episodio che affonda le sue radici nella più grave crisi che sta lentamente travolgendo l’Unione Europea.   

 

Credits photo: Globalist 

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