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Addio a Inge Feltrinelli, una vita dedicata alla bellezza in tutte le sue forme

Le note del valzer brillante del Gattopardo hanno invaso le librerie Feltrinelli alle 19 di ieri sera, i clienti si improvvisano ballerini di altri tempi. Un ultimo omaggio a Inge Feltrinelli, la “signora libera che saltava salotti e prime alla Scala”, come la ricorda Natalia Aspesi su Repubblica.

 

Inge Feltrinelli, nata Shönthal nel 1930 a Göttingen da una famiglia della piccola borghesia, sfuggì alla deportazione nazista grazie alla madre Trudl che convinse il marito di origine ebrea a ripiegare in America e sposò successivamente un ufficiale della cavalleria tedesca, Otto Heberling. Fu lui a proteggerla, come dice la stessa Inge in un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli per Repubblica, cambiandole il cognome da Shönthal a Heberling e consentendole di continuare a frequentare le scuole superiori.

 

Poi vennero i terribili anni del dopoguerra, il patrigno muore, la madre rimane sola con Inge e due figli piccoli, e lei accetta un lavoro come assistente fotografa ad Amburgo.

Inizia così il suo rapporto con macchina fotografica: il memorabile scatto a Greta Garbo e l’incontro con Hemingway, organizzato grazie all’editore Ernst Rowohlt, e che le avrebbe cambiato la vita. Furono proprio gli scatti fatti durante quelle settimane all’Avana infatti che le permisero di fotografare anche tutti i grandi personaggi che incontrò successivamente.

 

Ormai è una fotografa e fotoreporter affermata e giramondo quando sempre Rowohlt la invita a una festa, un cocktail per l’editore italiano che ha pubblicato Il dottor Zivago, un “miliardario comunista”, Giangiacomo Feltrinelli.

Lei arriva in ritardo con la sua Volkswagen, lo trova “solo e un po’ sperduto”, si offre di riaccompagnarlo in albergo e quando arrivano, entrambi un po’ imbarazzati, lui le propone di sedersi su una panchina di fronte a un laghetto.Restano là tutta la notte a parlare, nasce un grande amore e i due si sposano un paio di anni dopo.

 

Inge approda a Milano e insieme al marito si butta nell’avventura editoriale, diventando anche vicepresidente della casa editrice quando Giangiacomo è sempre più assorbito dall’attività politica. Parla dell’accoglienza fredda e scettica che inizialmente riceve dagli ambienti milanesi e di come ci siano voluti degli anni prima che si sentisse accettata.

 

Il 14 marzo 1972 Giangiacomo muore in tragiche circostanze a Segrate e Inge diviene presidente della casa editrice Feltrinelli. Nessuno all’epoca avrebbe scommesso su di lei ma rimasero tutti abbagliati quando riuscì a ribaltare completamente la situazione e a dare nuovo lustro all’attività di famiglia.

 

Inge Feltrinelli apparteneva a una specie di editori come ne sono rimasti pochi, di quelli che difendono una certa idea di letteratura come strumento di conoscenza e non come prodotto commerciale. Donna vitale, riservata e semplice, amante dei colori sgargianti e in particolare dell’arancione e del giallo, circondata dai suoi amati libri e dalle ricette tipiche della cucina milanese, ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore di autori, giornalisti e lettori.

“Credeva nel valore delle battaglie culturali. Non dimentico il suo orrore per i recenti rigurgiti neonazisti in Germania e per certe derive della politica italiana". Queste le parole del figlio Carlo in apertura della camera ardente in Sala Alessi a Palazzo Marino.

Inge Feltrinelli è stata persona eclettica, amante dell’arte in tutte le sue forme espressive, ma forse la sua qualità più grande era quella di riconoscere il talento altrui, come dice Concita De Gregorio, sempre dalle pagine di Repubblica. Questa innata capacità, “un radar che captava la bellezza e ignorava tutto il resto”, il suo modo sincero di fare complimenti con un cuore che per tutta la vita è rimasto giovane e sbarazzino.

Non solo il mondo dell’editoria ma l’intero panorama culturale e sociale, italiano e non, sentirà la mancanza di Inge Feltrinelli e soprattutto l’amarezza di contare sulla punta delle dita personaggi che come lei hanno contribuito in modo così massiccio e passionale a continuare la ricerca del bello, del bello nonostante tutto.

 

foto da corriere tv.