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Il “9 maggio” che cambiò la storia d’Italia

Il 9 maggio del 1978 due eventi, nefasti, travolsero la storia d’Italia: a Roma venne trovato il corpo dell’onorevole della Dc Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, mentre in Sicilia a Cinisi veniva assassinato il giornalista Peppino Impastato, in prima linea nella lotta contro la mafia. Vite diverse ma unite dalla stessa tragedia che fece piombare il paese in uno scoramento generale. Gli “anni di piombo” unirono in poche ore, come mai prima, il Nord e il Sud, la capitale e la provincia e la storia d’Italia. La mattina di quel giorno, all’interno di una Renault 4 rossa – parcheggiata in via Caetani –  a Roma la polizia ritrovò il corpo senza vita di Aldo Moro, rapito cinquantacinque giorni prima, in via Fani, dalle Brigate Rosse e detenuto nella cosiddetta “prigione del popolo”. L’allora presiedente della DC era stato accusato dai terroristi di essere l’artefice della cosiddetta “strategia dell’attenzione” verso il Partito comunista italiano per contrastare la “strategia della tensione”. Qualche ora prima, nella notte tra l’8 e il 9 maggio, a centinaia di chilometri di distanza perdeva la vita anche il giornalista siciliano e speaker delle prime radio libere Giuseppe Impastato, un nome meno conosciuto al grande pubblico ma che lo sarebbe diventato di lì a poco. “Peppino”, dopo aver rotto i legami con il padre si era speso in prima persona per denunciare la criminalità dai microfoni di «Radio Aut», a Cinisi. Dall’emittente denunciò in maniera spesso ironica e molto persuasiva gli affari dei criminali locali, in particolare quelli del boss Gaetano Badalamenti, ribattezzato “Tano Seduto”. Il cadavere del povero Peppino venne imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, tanto che all’inizio la sua morte venne scambiata per un suicidio. Cosa Nostra voleva farla passare per un fallito attentato terroristico. Nel maggio del 1992 i giudici decisero l’archiviazione del caso, ma nel 2002 — dopo la riapertura chiesta dal Centro di documentazione di Palermo — Badalamenti fu condannato all’ergastolo come mandante. Il 9 maggio, dal 2007, è anche il giorno della memoria per tutte le vittime del terrorismo interno e internazionale, un giorno oggi celebrato anche nella musica, da un cantante napoletano che non ha mai svelato il suo vero nome ma che si fa chiamare “Liberato”, sicuramente un nome che porta in sé un buon auspicio di libertà, in tutti i sensi.