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“La soluzione è nei nostri cuori”, addio a uno dei più grandi pensatori del nostro secolo

Correva l’estate del 2012 a Benicasim, un piccolo paesino della comunità Valenciana situato a meno di 100km a nord-est di Valencia, sulla costa mediterranea, dove si svolgeva il Rototom Sunsplash, il più grande festival europeo di musica reggae. Nonostante il caldo torrido ce ne stavamo tutti stipati sotto una delle grandi tende adibite per i tanti incontri e dibattiti che si svolgevano durante il festival. Quel giorno al foro social (il foro sociale) c’era un ospite d’eccezione: il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, il tema dell’incontro era “Il mondo che ci aspetta”.

La sua grande lucidità e lungimiranza, in forte contrasto con il corpo esile e incerto, hanno da subito incantato tutti i presenti. Ci ha parlato del vero significato della felicità, della necessità di cambiare i modelli imposti dal capitalismo, del consumo fine a se stesso e delle comodità che ci impediscono di progredire, di sentici realizzati per davvero. Ci ha invitato a puntare sull’amicizia, sull’amore, sulla famiglia e sulla cooperazione.

La soluzione è nei nostri cuori” ha detto, mentre illustrava nuove istituzioni sociali basate sulle piccole comunità, sulla fiducia fra vicini di casa, sull’importanza di preservare l’ambiente, di custodirlo come un tesoro. Senza troppi giri di parole ci ha detto di prendere in mano le nostre vite e di liberarci una volta per tutte dalla soffocante paura che attanaglia oggi l’uomo occidentale, ci ha invitato a fare di tutto per impedire i conflitti e a considerare il fenomeno dell’immigrazione come una risorsa e non come un problema.

Quando è arrivato il momento delle domande, vincendo l’emozione del momento, mi sono alzata in piedi e ho chiesto al professore quale fosse esattamente oggi il ruolo dei sociologi.

Un ruolo davvero molto importante” ha risposto lui, spiegando che i sociologi possono aiutare i governanti a creare istituzioni migliori per i cittadini grazie alle loro capacità di prevedere, studiare, valutare e comprendere le dinamiche sociali. Il loro posto non è certo nei salotti a speculare circa quella o questa teoria, il loro posto è fra la gente, per la gente.

Zygmunt Bauman è morto ieri, 9 gennaio 2017, all’età di 91 anni, nella città inglese di Leeds, dove viveva e insegnava da tempo. La sua eredità è vasta, ma credo che sarà soprattutto la sua capacità di prevedere i fenomeni sociali quella che ci mancherà di più. Ad esempio quando la parola “migranti” non era ancora sinonimo di disagio sociale in Europa, lui parlava delle possibili implicazioni delle diaspore del nostro mondo, mettendoci tutti in guardia, invitando a prender per tempo le misure più adeguate.

L’aggettivo per il quale è più conosciuto è senz’altro “liquida”, un aggettivo che egli usava per descrivere la nostra società, una società cangiante, senza forma definita, sfuggente.

Rendiamo omaggio oggi alla sua memoria e facciamo tesoro del suo grande insegnamento.

Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell'arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità.” (Nascono sui confini le nuove identità, Corriere della Sera, 24 maggio 2009).