Commovente lettera di Maurizio Licordari al padre e collega Mino, appena scomparso

Una perdita che ha destato vasto rimpianto nella comunità messinese e nel mondo giornalistico e multimediale

Immagine: Maurizio Licordari con il papà Mino lieti di stare insieme sullo scooter

 

Sulla propria paginaFacebook, Maurizio Licordari – figlio d’arte del giornalista Mino, scomparso a Messina il 21 marzo – ha voluto ricordare la figura paterna condividendo qualche pensiero con i followers. Nel rinnovare le condoglianze di Paese Italia Press al caro collega Maurizio, pubblichiamo il testo del suo post, che rivela l’affetto verso il padre, eclettico professionista multimediale:

 

“Due giorni fa era la festa del papà. Leggevo divertito le parole di tanti figli orgogliosi dei propri padri. Lodati ed elogiati, come forse nessuno degli scrittori improvvisati, di quelle giornate, aveva fatto capire a loro, al momento giusto. I loro eroi. Ho avuto la tentazione di scrivere qualcosa anch’io. Ma poi ho resistito. Perché a casa nostra le ricorrenze “istituzionali” non erano mica poi così sentite.Mi hai insegnato che l’affetto e la stima si dimostrano ogni giorno. E ho provato a farlo, con te. Al netto dei litigi e delle incomprensioni che due uomini con quarant’anni di differenza fronteggiano ogni giorno”.

 

“Il destino è stato beffardo. Era forse l’ultima occasione per scriverti con la certezza che saresti riuscito a leggermi. Lo facevi sempre, quasi sempre di nascosto. A volte, però, qualcuno faceva la spia. E scoprivo se e quanto avessi apprezzato ciò che facevo. Raramente mi hai detto che eri orgoglioso di me. Non perché non accadesse, intendiamoci. Solo perché non volevi che mi fermassi. Il tuo insegnamento più grande è sempre stato questo. Corri. Non fermarti. Non guardare cosa hai fatto di buono, guarda ciò che potresti far meglio. Lavora. Quanto e più degli altri. Perché non serve esser bravi se c’è qualcuno che lavora più di te”.

 

“Avrei voluto darti un millesimo di ciò che tu hai dato a me. Avrei voluto dirti grazie per essere stato padre, amico, maestro. Eroe. Perché – lo sai – non ho mai provato a imitarti, consapevole, forse, che non ci sarei riuscito. Ho sempre cercato la mia strada e continuerò a farlo. Però il mio eroe lo sei sempre stato. E mi hai insegnato che quando si affronta un grande dolore bisogna trovare un modo per andare avanti.

Ci proverò, anche stavolta. Ma è dura, pa’. Ora ti saluto. Vado a fare la barba. Che tanto lo so che mica l’hai mandata giù davvero.Fai bei sogni. E sappi che, se e quando toccherà a me, proverò a essere un padre straordinario.Proprio come lo sei stato tu”.

Stampa Articolo Stampa Articolo