Papa Francesco incontra settemila tennisti italiani

Il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, dona una racchetta bianca al Pontefice che raccomanda: "Lo sport deve essere una pratica educativa, leale e limpida. Evitate il doping"

Immagine: Il Papa riceve la racchetta bianca da Angelo Binaghi

 

Quella dell’8 maggio scorso è stata per il tennis italiano una giornata indimenticabile. Oltre settemila tra dirigenti, atleti, tecnici e allievi che partecipano sui campi del Foro Italico ai Mondiali di Tennis, sono stati quel giorno ricevuti, nell’Aula Paolo VI, da Papa Francesco. La dirigenza federale, con in testa il presidente Angelo Binaghi e gli ambasciatori del tennis tricolore Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli, ha messo a segno un “ace” storico, avendo per la prima volta incontrato un Pontefice. Angelo Binaghi ha donato a Papa Francesco una racchetta bianca, significando che Roma si appresta ad essere per dieci giorni la capitale mondiale del tennis, con il torneo degli Internazionali che si svolge nella capitale per l'ottantottesima volta consecutiva.

 

Gli atleti hanno la missione di essere "validi modelli da imitare", e lo sport dev'essere sempre una pratica "leale e limpida", oltre che "educativa". È questa l'esortazione rivolta da Papa Francesco agli sportivi e agli allievi della Federtennis, di fronte ai quali ha condannato le "scorciatoie del doping che possono dare solo vittorie brutte e sterili".

 

"In diverse occasioni – ha aggiunto il Papa – ho parlato dello sport come esperienza educativa. Oggi lo voglio ribadire: lo sport è una strada educativa! Ci sono tre strade, tre pilastri fondamentali per i bambini, i ragazzi e i giovani: l'educazione scolastica e familiare, lo sport e il lavoro. Su questi tre pilastri si cresce bene. Quando ci sono tutti e tre, scuola, sport e lavoro, allora esistono le condizioni per sviluppare una vita piena e autentica, evitando così quelle dipendenze che avvelenano e rovinano l'esistenza", ha aggiunto.

 

"La Chiesa – ha sottolineato il Papa – si interessa di sport perché le sta a cuore l'uomo, tutto l'uomo, e riconosce che l'attività sportiva incide sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità. Voi atleti – ha quindi esortato – avete una missione da compiere: poter essere, per quanti vi ammirano, validi modelli da imitare. E anche voi, dirigenti, allenatori e operatori sportivi, siete chiamati a dare buona testimonianza di valori umani, maestri di una pratica sportiva che sia sempre leale e limpida". Papa Francesco ha quindi definito il tennis uno sport "molto competitivo", "ma la pressione di voler conseguire risultati significativi – è stato il suo appello – non deve mai spingere a imboccare scorciatoie come avviene nel caso del doping: "Come è brutta e sterile quella vittoria che viene ottenuta barando sulle regole e ingannando gli altri", ha constatato amaramente. "Mettete i vostri talenti al servizio dell'incontro tra le persone, dell'amicizia e dell'inclusione", ha concluso tra scroscianti applausi.

 

Rivolgendo il suo saluto al gruppo, Papa Francesco ha ricordato agli atleti che hanno una missione da compiere: “poter essere, per quanti vi ammirano, validi modelli da imitare. E anche voi, dirigenti, allenatori e operatori sportivi – ha aggiunto – siete chiamati a dare buona testimonianza di valori umani, maestri di una pratica sportiva che sia sempre leale e limpida. Evitate di imboccare scorciatoie come avviene nel caso del doping".

 

 

Stampa Articolo Stampa Articolo