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Scene di guerra nel trevigiano – Nasce una nuova no-Tav(ecchio)

Sembrano scene di guerra, con case sventrate suppellettili sparse nel fiume, uomini con pale e picconi che tentano riparazioni di emergenza. Non sono però immagini che ci giungono da Gaza, né dalla Libia o dei guerrieri in azioni di devastazioni per costruire il califfato. Sono più prosaicamente scene di casa nostra che arrivano dal fertile triveneto, dalla provincia di Treviso dove una terribile “bomba d’acqua” si è abbattuta in pochi secondi seminando terrore e morte. Una piccola comunità in festa per una cena campestre che ha messo a dura prova-con lutti e feriti- il carattere, lo spirito civico, la voglia in ogni caso di non smarrire gesti e comportamenti di solidarietà e di vicinanza con chi è stato durante colpito, con chi ha più bisogno. Un giovane cronista di Sky, Flavio Isernia, ci ha raccontato con ammirevole misura ed efficacia, straordinarie testimonianze dei sopravvissuti e mostrato i luoghi della tragedia , compresi i vigneti che producono il famoso prosecco trevigiano : immagini riprese da dilettanti col telefonino che esprimevano l’impotenza di chi tentava comunque di mettersi in salvo e di portare aiuto e assistenza. Non si arresta invece ancora la squallida cronaca delle lotte per la successione ad Abete, che si era dimesso insieme a Prandelli qualche minuto dopo il nostro fallimento ai mondiali : le dimissioni saranno pure una assunzione di responsabilità, un atto doveroso e virtuoso solo però se accompagnate da una severa autocritica e da una profonda riflessione indispensabili per trovare soluzioni adeguate alla grave crisi del nostro calcio. Siamo invece piombati nello squallore più grande con la candidatura di Tavecchio, tipica operazione di opportunismo e di trasformismo, peggio di quanto la politica ci offre troppo spesso. A pensare male si commette peccato , diceva Andreotti, ma spesso si indovina. E’ apparso chiaro l’intento di eleggere un presidente debole, un re travicello che tutti avrebbero potuto tirare per la giacca. Lo stesso metodo usato per il presidente della lega Beretta, del tutto estraneo al mondo sportivo, con significative esperienze in Rai , in Confindustria e Unicredit. Beretta non governa, ma galleggia sui problemi. Tavecchio al contrario, dirigente federale di lungo corso, sa muoversi benissimo nei meandri e nei maneggi del nostro calcio, raccogliendo appoggi e sostegni da ogni parte, nonostante la figuraccia che ha procurato, non solo al calcio, per l’inqualificabile battuta sui giocatori di colore che non avrebbero ancora finito di mangiare le banane sugli alberi e verrebbero prelevati in Africa e schierati in serie A. Ma non è finita, dopo un qualche tempo di sdegnoso silenzio, in una intervista al giornale radio si è detto”trattato peggio dell’assassino di Kennedy. Contro di me si sono messi in azione gruppi di potere formidabili”. Parole peggio che a ruota libera, frutto anche di ignoranza perché l’assassino di Kennedy rimase ucciso poco dopo il mortale attentato nel corridoio della stazione di polizia a Dallas e mai si è giunti ad un vero chiarimento di tuta quella tragica vicenda. Tavecchio dice dunque cose senza senso oppure manda segnali e avvertimenti in ragione della sua campagna elettorale per l’elezione. Una storiaccia italiana che ha fatto il giro del mondo provocando una richiesta di chiarimento da parte della Fifa, timori e proteste in sede europea. Bisognerebbe essere sciocchi a non capire il danno che ne deriva al calcio italiano il cui valore va oltre i tanti milioni di cittadini che lo seguono con passione, rappresentando comunque in certa misura sempre l’immagine di tutta l’Italia.
(4.8.2014)