La Fondazione Architetti nel Mediterraneo lancia il progetto “Absidi Dimenticate”

Il progetto sarà presentato il 21 giugno nella Basilica dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò di Casalvecchio Siculo, in collaborazione con Archeoclub Area Ionica Messina, che supporta l'iniziativa per l’area territoriale di competenza.

La Fondazione Architetti nel Mediterraneo, costituita dall’Ordine degli Architetti di Messina con lo scopo di promuovere e divulgare attività culturali, lancia il progetto “Absidi Dimenticate“, un progetto della Commissione Ricerca della Fondazione finalizzato alla valorizzazione dei beni architettonici e territoriali.
Il progetto, in occasione dell’ottava edizione dell’evento “Miti, Poeti, Sogni, Pittori e Santi nella Valle d’Agrò – La riscoperta del Genius Loci nel Solstizio d’Estate”, sarà presentato il 21 giugno nella Basilica dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò di Casalvecchio Siculo, in collaborazione con Archeoclub Area Ionica Messina, che supporta l’iniziativa per l’area territoriale di competenza.
Relazioneranno l’Arch. Ketty Tamà, responsabile del progetto, e l’Arch. Michele Palamara, ideatore e coordinatore del gruppo Architrekking.


“L’approccio scelto – afferma il Presidente della Fondazione arch. Anna Carulli – è di carattere fenomenologico. Si vogliono riassumere l’insieme dei caratteri socio-culturali, architettonici, comunicativi e comportamentali che contraddistinguono un luogo, un ambiente, una città”.
“Le rovine fanno sognare e donano poesia a un paesaggio” scriveva nel 1850 Gustave Flaubert. Ma al di là della visione romantica ormai anacronistica del “Sublime delle rovine” narrato dai viaggiatori del Grand Tour, l’estetica contemporanea, la nuova comunicazione delle arti visive e dei social possono farsi promotori della riscoperta e della valorizzazione di questi siti.
L’arch. Ketty Tamà, consigliere del CDA della Fondazione e vicepresidente di Archeoclub Area Ionica Messina, delinea le caratteristiche del progetto di ricerca: “In questi tempi che inducono all’introspezione e alle passeggiate lente dei viaggiatori, più che ai percorsi frenetici dei turisti, riscoprire le permanenze architettoniche nascoste negli anfratti del territorio, nei caldi ventri delle vallate messinesi può e deve essere un modo nuovo di guardare un mondo antico”.
“La ricerca delle ‘Absidi Dimenticate’ – prosegue Ketty Tamà – sarà un processo collettivo di pianificazione culturale, di comunicazione, di catalogazione, di studio e di riscoperta finalizzata alla rifondazione di questi meravigliosi beni culturali. Perché scoprire un’abside dimenticata, farla diventare un ‘luogo’, reinserirla nel patrimonio del paesaggio così com’è, con la sua fragilità, significa rifondarla, ridarle dignità e nel contempo ridare consapevolezza al territorio e a chi lo vive, chi lo abita, chi lo possiede percorrendolo”.


La prima Abside Dimenticata, è quella di San Sebastiano a Forza d’Agrò.
Si trova in contrada Magghia, probabilmente nucleo abitativo originario del “Vicum Agrillae” , divenuto successivamente “Fortilicium Agrillae” per la costruzione del castello. Si suppone che il quartiere fosse abitato proprio dalle maestranze che edificarono la fortezza.
La datazione della chiesa appare incerta, ad oggi non è stato possibile recuperare documenti storici o una bibliografia specifica, ma l’orientamento ad ovest fa pensare ad un impianto almeno cinquecentesco, sicuramente non medioevale: nel medioevo orientare un’abside a nord sarebbe stato un atto eretico. Impossibile anche stabilire la proprietà del manufatto, che ad oggi non ha intestati catastali né proprietari dichiarati.
Dai racconti dei cittadini sembra che il tetto sia crollato negli anni 50 del secolo scorso.
La pianta è ad una navata. Si narra di una cripta, ma ad oggi è impossibile verificarlo, a causa dei numerosi detriti e della vegetazione che ricoprono la pavimentazione.
Accanto all’aula vi è un vano con una nicchia incassata nel muro ed un bellissimo affaccio sulla vallata del torrente Fondaco Parrino.
Il presbiterio è caratterizzato da un’abside semicircolare, e la porzione del catino absidale ancora visibile custodisce la meraviglia: un affresco di Dio Padre con aureola a forma di triangolo, sicuramente riferimento alla Trinità, a cui è dedicata anche un’altra chiesa in paese. E’ questo che stupisce chiunque arrivi fino a qui: la caparbia volontà di un ottavo di sfera in muratura di pessima qualità, con pietrame sbozzato e malta ormai del tutto inesistente, di rimanere così miracolosamente intatta ed in equilibrio. I conci cuneiformi dell’arco di trionfo sono scivolati in basso, il mutuo contrasto che li sostiene è ormai impercettibile, eppure questo caparbio ottavo di sfera, fatto di pietrame povero, di malta polverizzata e volontà sicuramente divina, rimane lì a stupirci, a chiederci aiuto, a illuminarci.
“Dio è la luce dei cieli e della terra. La Sua Luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada…”, così recita il Corano, nella Sura della Luce.


“Il progetto ‘Absidi Dimenticate’ – conclude Ketty Tamà – si curerà di catalogare, segnalare, studiare e rifondare culturalmente, anche con mezzi contemporanei come virtual tour o realtà aumentata, queste piccole ma intense luci nelle nicchie di pietra, luci di architettura e fede disseminate nel paesaggio messinese, in sinergia con chi il territorio lo vive, lo ama, intende custodirlo”.

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