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Allarme insetti: un mondo senza api e farfalle, con più mosche e scarafaggi

Grilli, cavallette, farfalle, falene e api sono destinati a scomparire. Il cambiamento climatico, la perdita dell’habitat, l’inquinamento e sovrasfruttamento dei territori per il cibo ed esigenze di produttività sono tra i temibili killer. Indispensabili per la biodiversità gli insetti sono in pericolo e lottano per sopravvivere. L’allarme è stato lanciato da 70 scienziati di 21 Paesi e, come viene rilanciato sul sito di Phoresta.it, associazione impegnata sul tema, è stata già pubblicata sulla rivista Nature Ecology ed Evolution [1] una roadmap per recuperarli e salvarli. 

“Vogliamo raccogliere tutte le informazioni possibili sugli insetti e le loro problematiche lavorando, come scienziati, insieme ai gestori del territorio, politici locali e altri attori in un qualche modo coinvolti” ha dichiarato  Jeff Harvel della Nioo-Knaw (NDR Istituto olandese di ecologia). Agire sull’agricoltura favorendo un paesaggio eterogeneo, ridurre l’inquinamento provocato dalla luce e del rumore, eliminare i pesticidi e sostituirli con agenti ecologicamente sani, evitare l’introduzione di specie aliene e conservare e proteggere le specie autoctone sono tra le azioni indicate. Ma non bastano le associazioni e gli attivisti, servono, in prima linea, le Istituzioni. 

Uno studio, pubblicato sulla rivista Biological Conservation e condotto da ricercatori australiani delle università di Sydney e del Queensland ha analizzato 73 studi sull’evoluzione delle popolazioni di insetti scoprendo che ‘per trent’anni, la biomassa totale di insetti è diminuita del 2,5% all’anno per cui il loro tasso di estinzione è otto volte più veloce di quello di mammiferi, uccelli e rettili’. 

Se è certamente più semplice sensibilizzare le persone con il musetto di un koala o con la monumentale stazza bianca dell’orso polare, con l’invisibile insetto, ad eccezione di api e farfalle, è più difficile fraternizzare. Eppure anche l’educazione delle persone ha un grande impatto sui temi ecologici. Lepidotteri, imenotteri e scarabei stercorari (Coleoptera) sono quasi condannati a morte certa, farfalle e falene sono in declino, in diminuzione anche ortotteri come grilli e cavallette cibo di molti animali e anche nostro forse. Se la passano meglio invece mosche e scarafaggi perché si adattano a temperature più elevate. I quattro principali insetti acquatici più a rischio sono Odonata, Plecoptera, Trichoptera ed Ephemeroptera.

Lo studio parla chiaro: se non si interviene gli effetti saranno catastrofici. Gli insetti sono alla base strutturale e funzionale di molti degli ecosistemi del mondo quindi se ‘il 40% è a rischio’, come riporta lo studio rilanciato sui tutti i siti di settore, il mondo è in pericolo. Questi minuscoli esseri superano di 17 volte la vita umana, rappresentano cibo per altre creature, sono riciclatori di nutrientie impollinatori. Rappresentano la base su cui si regge l’ecosistema. Se questa base cede anche gli esseri umani lassù, ingozzati di cibo prodotto a velocità e quantità super, con metodi non rispettosi dell’ambiente, pagheranno un prezzo. 

Non sarà un caso che il simbolismo sulle api ha sempre occupato un posto importante nella poesia, mitologia e devozione; o che farfalle e falene avessero un valore divino e nella tradizione popolare fossero anche simbolo delle anime dei defunti. 

Conviene quindi non disdegnarli, nemmeno quando sono brutti e fastidiosi. Ne abbiamo bisogno senza saperlo, o potrebbe accadere di ritrovarsi uno street food a base di larve, locuste e grilli fritti, come avviene già in centinaia di nazioni al mondo. E il bello è che non sarebbe nemmeno una grande novità. Aristotele nel suo Historia animalum scriveva che ‘le cavallette avevano un ottimo sapore’, come le larve di scarabeo erano prelibate per Plinio il Vecchio e per i romani. 

*Foto tratta da Phoresta.org (PressKit)